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DAD

Storie di ordinaria pandemia: un drago chiamato DAD

La redazione di Super Minus ha deciso di pubblicare alcune delle storie ricevute in questi mesi di pandemia da parte di mamme e di papà che, loro malgrado, si sono trovati ad affrontare – insieme ai propri figli – montagne russe vertiginose e a lottare contro i draghi della vita reale, quasi sempre più paurosi e pericolosi di quelli delle fiabe.

In particolare, la prima storia che vi proponiamo ci ha colpiti perché torna a parlare di un drago terrificante che ha preso corpo e potenza durante i mesi peggiori della pandemia: la famigerata Didattica A Distanza (DAD)!

Ed invero la Circolare Interministeriale 54504 Miur e Ministero della Salute del 29 novembre 2021 parlava di un  ritorno alla didattica a distanza anche con un solo contagiato in classe, ma la successiva Circolare Interministeriale del 30 novembre decideva di ridurre l’utilizzo della didattica a distanza  puntando a tenere aperte le scuole il più possibile, grazie alle nuove risorse messe a disposizione delle Asl per il tracciamento del Covid dal Commissario Figliuolo.  In particolare, la struttura commissariale intensifica le attività di testing nelle scuole al fine di potenziare il tracciamento dei contagi ed si stabilisce che servono due casi di positività per i bambini dai 6 anni ai 12 per mandare la classe in DAD. Invece per gli over 12 resta  in vigore il sistema della “sorveglianza attiva” con i tamponi e si va in DAD soltanto al terzo contagio in classe.

Alla luce di queste nuove regole, non  più tardi di qualche giorno fa, il quotidiano Il Messaggero – riportando quanto dichiarato da Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi  a “Res Publica” su Cusano Italia Tv – affermava che in tutta Italia erano 10mila su 400mila le classi in DAD. Un numero senz’altro consistente, ma in confronto al totale, un numero accettabile soprattutto se paragonato ai dati dell’anno scorso nello stesso periodo.

Ciò nondimeno la pandemia è certamente in risalita e le nuove misure approvate dal Governo dovrebbero porre un freno a questo trend. Tuttavia per una efficace applicazione delle stesse, serve una grande celerità che, nonostante le nuove risorse messe a disposizione delle Asl, non sempre sembra essere garantita. Se infatti  il tampone – che si dovrebbe fare fin dal primo giorno dal presunto contagio – lo si fa il terzo o il quarto giorno, il dirigente scolastico avrà le mani legate e ricorrerà alla DAD.

La storia che abbiamo scelto e che proviene dal profondo nord est, narra proprio di questa mancata celerità, del prolungarsi sine die della temutissima DAD e del disagio diffuso che essa comporta nella famiglie nostrane.

Carta d’identità

Chi: mamma lavoratrice
Status: separata
Stato di famiglia: 2 figli di 8 e 9 anni (Gino e Luca)
Annus Domini: Covid 2021

I fatti

Ore 20 di un giovedì: “c’è un positivo in classe di Gino”. Così sancisce la chat dei genitori che avvisa altresì che “da domani si passa alla DAD fino al dì del tampone. Orario DAD 8-13”.

Prima conseguenza dell’avvenuta temuta notifica di DAD: Luca, anche se convivente col fratello potenzialmente contagiato ed in dad dall’indomani, continuerà  ad andare a scuola regolarmente.

Seconda conseguenza dell’avvenuta temutissima notifica di DAD: Gino in DAD e Luca in presenza iniziano la scuola allo stesso identico orario: le 8 di mattina!

Ore 7,00 di venerdì: la mamma lavoratrice si trasforma in un razzo missile e vola a scuola dove lascia Luca con qualche minuto d’anticipo e rivola a casa dove collega Gino alla classe in dad con qualche minuto di ritardo. Et voilà è quasi fatta. Da razzo  missile, la mamma può indossare l’abito della donna lavoratrice ma non prima di aver coinvolto la nonna ultrasettantenne alla quale affidare il piccolo Gino. Nonna è sempre generosamente disponibile ad accudire il nipote nonostante possa essere un potenziale portatore di contagio, ma non sa assolutamente accendere un PC!

Ore 8,40 di venerdì: Gino davanti al computer acceso con nonna accanto per supportarlo all’uopo. Mamma può finalmente andare al lavoro.

Ore 10,00 di venerdì: Mamma riesce finalmente a chiamare nonna per sapere come procede la DAD e nonna la informa del fatto che il collegamento è saltato e che lei non sa cosa fare…

La mamma pensa: “Pazienza, per fortuna è venerdì! Nel pomeriggio ci faranno il tampone e lunedì Gino tornerà a scuola e la vita riprenderà il suo corso”. E invece…

Lunedì mattina: La ASL, nonostante le nuove risorse messe a disposizione dal Commissario Figliuolo, è sovraccarica e il tampone non si sa quando verrà fatto…quindi DAD e la giostra ricomincia a tempo indeterminato…

Considerazioni  finali

Per fortuna esistono i santi nonni che coraggiosi e temerari restano accanto ai figli e ai nipoti, nonostante il rischio Covid. Si sa, però ,che i nonni hanno notoriamente limitate capacità tecnico-informatiche…

Il sistema prevede che i lavoratori – ancora dotati di un lavoro – vi si rechino  quotidianamente, soprattutto se dipendenti privati e ciò indipendentemente dal rischio covid. Invece, non prevede la possibilità in capo al lavoratore di chiedere permessi straordinari legati all’emergenza sanitaria.

Alternative?
  1. Chiamare una baby-sitter, sottoporla ad un possibile contagio e pagarla almeno € 10/ora per supportare tecnologicamente il piccolo Gino in caso di collegamento ballerino.
  2. Prendere giorni di ferie.
  3. Dare le dimissioni.

Ma alle famiglie qualcuno ci pensa???

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